Da grandi appassionati di vino, tutti ci auspichiamo che la prossima vendemmia sia abbondante e gustosa. Le previsioni sono favorevoli: secondo Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi – l’Associazione italiana degli enologi – la vendemmia 2025 nel Bel Paese dovrebbe superare del 10% la raccolta del 2024, che già è stata di ben 44 milioni di ettolitri (intervista al quotidiano La Repubblica del 6 agosto 2025).
Ma in epoca di cambiamento climatico non si sa mai! Meglio premunirsi, magari traendo spunto dagli antichi romani che, proprio il 19 agosto, offrivano uva e vino al dio Giove perché mantenesse il tempo clemente in vista del raccolto di settembre.
E allora alziamo in alto i calici e brindiamo!
E andiamo alla scoperta delle importanti festività romane dedicate al vino...
I Riti delle Vinalia, tra sacro e profano
Il vino era così importante per i Romani che, fin dalla fondazione della città, gli venivano dedicate due festività, le Vinalia (da Vinum, la parola latina per Vino), il 23 aprile e il 19 agosto, entrambe volte ad ottenere la benevolenza di Giove (e di Venere):
· La Vinalia Priora (o Vinalia Urbana perché si svolgeva prevalentemente in città) si teneva il 23 aprile ed era l’occasione per “stappare” per la prima volta il vino prodotto dalla vendemmia dell'anno precedente. Comprensibile che fosse una grande festa: si effettuavano libagioni e si spargeva vino nei templi, su altari od oggetti considerati sacri, in segno di offerta alla divinità; e non pochi tra quelli che partecipavano entravano in contatto con gli dèi, grazie allo stato di coscienza alterato prodotto dalle grandi bevute!
· il 19 agosto la Vinalia Rustica (perché si svolgeva nelle campagne, detta anche Vinalia Altera) celebrava un rito benaugurante e propiziatorio per l'imminente vendemmia; la “auspicatio vindemiae” era una cerimonia religiosa, sacra e imponente, che segnava la fine del periodo di riposo e l'inizio delle attività legate alla vendemmia, con l'auspicio che portasse buoni raccolti.
Come si svolgeva il Rito propiziatorio?
Durante i Vinalia Rustica del 19 agosto il Flamen Dialis, il sacerdote supremo di Giove, supervisionava i riti e, durante la cerimonia nota come auspicatio vindemiae, come ci racconta l’agronomo e letterato romano Marco Terenzio Varrone (De lingua latina VI), “sacrifica un agnello a Giove, e tra l’estrazione delle viscere della vittima e l’offerta delle stesse al dio, egli stesso coglie per primo un grappolo d’uva” che veniva spremuto in offerta al dio. Tale pratica aveva lo scopo di ottenere la benevolenza della divinità affinché fossero evitate tempeste potenzialmente dannose per le viti o malattie che potessero compromettere il raccolto non ancora maturo – da qui il termine “auspicatio” per la cerimonia.
“Questa festa serve a placare il tempo” afferma Plinio il Vecchio nella sua “Storia Naturale”; e Virgilio nelle “Georgiche” ribadisce il concetto: “L’uva è matura, e Giove incute timore”.
La Vinalia Rustica e il mito di Enea
Le radici della Vinalia Rustica affondano nel periodo arcaico romano, nella mitologia di enea, il principe troiano figlio di Anchise e Venere / Afrodite che, caduta Troia, trova in Italia una nuova terra per il suo popolo. Enea, l'eroe predestinato a fondare la nobile e divina stirpe di Roma, trova però l’opposizione degli etruschi e dei rutuli. Per ottenere la vittoria contro il tiranno etrusco Mezenzio e del suo alleato Turno, Re dei Rutuli, Enea, su suggerimento di sua madre Venere, tentò di propiziarsi il favore di Giove offrendogli tutto il vino della prossima vendemmia.
Sembra proprio che Giove abbia accettato l’accordo – anche perché l’empio Mezenzio, avido e goloso, teneva il vino tutto per sé!
E così, in commemorazione di questo evento fondante per la storia di Roma e in segno di perenne gratitudine, i Romani istituirono la Vinalia Rustica: come Enea offrì il vino della vendemmia per ottenere l’aiuto di Giove contro un nemico militare, i suoi discendenti continuarono la tradizione per assicurarsi la protezione contro un nemico diverso: il maltempo.
Venere, dea della bellezza e dell’agricoltura
prima di essere la dea dell’amore, Venere era “semplicemente” una dea dei giardini, protettrice di tutte le piante in crescita – comprese le viti.
“Venere… che protegge l’orto… in suo onore è stata istituita la Vinalia Rustica” scrive Varrone nel suo “Sull’agricoltura”; e nel testo “Sulla lingua latina” riporta che “il 19 agosto era chiamato Vinalia Rustica… perché a quel tempo (nel 295 a.C., il tempio di Venere Obsequens – n.d.a.) fu dedicato un tempio a Venere e le aree dei giardini furono riservate a lei, e in quel giorno i giardinieri andavano in vacanza”. Anche altri scrittori romani riportano come, il giorno della Vinalia Rustica, si tenessero feste popolari attorno ai templi di Venere a Roma, che i cittadini comuni celebravano con vino e allegria.
L’importanza del Vino nell’antica Roma
È probabile che le feste Vinalia abbiano avuto un’evoluzione nel tempo, con una prima fase in cui le celebrazioni erano rivolte soprattutto a Giove in un’epoca in cui il vino era raro e quindi prezioso, quasi sacro, e la quantità disponibile per il popolo assai modesta. In questa situazione, la donazione di uva (agli dei) costituiva un vero sacrificio.
Con il sopraggiungere dell’abbondanza, grazie anche alle innovative tecniche di coltivazione e vinificazione che i Romani svilupparono, alla parte sacra delle cerimonie si aggiunsero le celebrazioni popolari, vere e proprie feste per celebrare la prima apertura del vino precedente (la Vinalia Priora, il 23 aprile) e auspicare l’abbondanza del raccolto prossimo (la Vinalia Rustica, il 19 agosto).
Il Vino si può portare finalmente in tavola!
I Vinalia sancivano la possibilità di procedere con la vendemmia, perché prima della celebrazione del 19 agosto era vietata; e il momento in cui si poteva finalmente cominciare a bere (il vino dell’anno precedente) – il 23 aprile.
Varrone racconta che sulle porte di Tusculum, l’area sui colli nelle vicinanze di Roma, nota oggi come “Castelli Romani” dove si teneva la celebrazione principale della Vinalia, c’era un’iscrizione chiara: “Il vino nuovo non deve essere portato in città fino a quando la Vinalia non sia stata proclamata”.
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Fonti e testi consigliati
Beard, M, North, J and Price, S, “Religions of Rome”
Catone il Censore, “Sull’agricoltura”
Dumezil, “Archaic Roman Religion”
Faas Patrick, “ Around the Roman Table”
History and Archeology website
Omero, “Iliade”
Ovidio, “Fasti”
Phillips Rod, “A Short History of Wine”
Plinio, “Historia naturalis”
Price and Kearns, “The Oxford Dictionary of Classical Myth and Religion”
Varrone, “Sull’agricoltura”; e “Sulla lingua latina”
Virgilio, “Georgiche”; ed “Eneide”